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Emicranie e omega-3
  • Categoria dell'articolo:Lipidi / Omega-3
  • Tempo di lettura:3 minuti di lettura

I mal di testa e le emicranie ricorrenti sono una fonte di sofferenza silenziosa per molte persone (oltre il 10% della popolazione italiana), soprattutto per le donne, che spesso, a meno di non voler assumere farmaci palliativi per una vita intera, si rassegnano a conviverci. Là dove le terapie mediche falliscono, può subentrare certamente una trasformazione del proprio stile di vita, a partire dall’alimentazione, come un nuovo studio suggerisce. Infatti, si aggiunge un ulteriore conferma dell’effetto benefico di una dieta ad alto contenuto di ω-3, di cui già abbiamo parlato in un’altra occasione.

La loro capacità antinfiammatoria legata alla sintesi di molecole derivate in grado di spegnere gli stimoli dolorosi è oggetto di studio per molte patologie, ma finora non era chiaro se potessero far regredire gli episodi di emicrania cronica. Questa ricerca mostra che dopo 4 mesi di modificazione della dieta con un aumento di consumo di ω-3 (EPA + DHA) il numero di attacchi emicranici mensili si riduceva mediamente di due rispetto a chi mantenesse un regime alimentare occidentale (con pochi ω-3 e troppi ω-6); addirittura, se oltre a questo veniva abbassata l’assunzione di ω-6, il numero di episodi mensili calava di ulteriori due giorni rispetto alla dieta occidentale e il numero di ore di affezione durante un singolo giorno scendeva di 1,7 h.

In quest’ultimo regime alimentare, il rapporto ω-3:ω-6 si attestava attorno a 1:4, un valore già alto, ma che probabilmente, se aumentasse ancora, darebbe risultati ancora migliori. Oggi, lo ricordo, nella nostra alimentazione difficilmente si supera l’1:10. Tuttavia, è da notare che la dieta stilata in questo gruppo è priva di integrazione alimentare: non serve dunque affidarsi alle pillole di ω-3 per raggiungere questi benefici. Tra l’altro, i risultati sono comparabili a quelli ottenuti da alcune terapie farmacologiche in uso comunemente.

Di fronte a un disturbo di natura infiammatoria come questo, modificare questo rapporto sta risultando un metodo efficace per modularne la sintomatologia, garantendo effetti positivi anche solo grazie a una correzione della propria nutrizione.

[Fonte: https://doi.org/10.1136/bmj.n1448]

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