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Omega-6 e dolore cronico
  • Categoria dell'articolo:Lipidi / Omega-6
  • Tempo di lettura:5 minuti di lettura

Il dolore cronico è tra le prime cause di ridotta qualità della vita nel mondo, colpisce soprattutto le donne e sempre più soggetti anche fra i giovani. Ne sono un classico esempio il mal di schiena cronico, in zona dorsale o lombare, sperimentato da ambo i sessi con grande afflizione e ripercussioni nella vita quotidiana e lavorativa, o la cervicalgia. Da un sondaggio svolto negli Stati Uniti si apprende che la metà degli intervistati paventa di non poter mai più vivere un solo giorno lontano dai dolori (Half of Americans think they’ll never have a pain-free day again – Study Finds). Forse i risultati sono esagerati, ma la verità potrebbe non essere così distante, considerando lo stile di vita della maggioranza degli americani. Secondo un recente studio, infatti, aderire a un regime alimentare occidentale e basato su alimenti ultra-processati potrebbe condurre nel tempo a condizioni di dolore cronico connesso ad alterazioni nella neurotrasmissione muscolare, indotte da accumuli di grasso all’interno del tessuto muscolare (https://doi.org/10.3390/nu12103216).

Proprio del legame tra dieta e dolore cronico si parla dunque in questo articolo, presentando una ricerca molto importante pubblicata su Nature Metabolism all’inizio dell’estate. Questo studio su topi ha indagato se una categoria specifica di lipidi potesse favorire l’insorgenza di neuropatie e affezioni dolorose: gli ω-6.

Si stanno moltiplicando i dati a sfavore di un eccesso nella dieta di ω-6, specialmente quando sproporzionati all’apporto della controparte più antinfiammatoria rappresentata dagli ω-3. Oggi, un ulteriore allarmante legame viene stabilito da questo lavoro, che si distingue per scrupolosità e complessità.

I ricercatori hanno alimentato due gruppi di topi con una dieta ad alto (11,8% delle calorie totali) o basso (0,4%) contenuto di ω-6 per 24 settimane. Già dopo due mesi dall’inizio dello studio, i topi di entrambi i sessi appartenenti al primo gruppo mostravano segni di ipersensibilità a stimolazioni meccaniche e termiche, a diverse intensità. Una altissima percentuale delle fibre nervose ispezionate in questi topi scaricava spontaneamente rispetto a quelle del gruppo a basso apporto di ω-6.

Poiché queste neuropatie potevano essere originate da un concomitante sviluppo del diabete, visto il regime alimentare molto ricco in grassi al quale i topi erano sottoposti, sono stati monitorati i parametri di glicemia ed emoglobina glicata a otto settimane dall’avvio dell’esperimento, senza trovare alterazioni significative: queste neuropatie non erano pertanto dipendenti dai danni del glucosio. Del resto, nemmeno il peso degli animali ha subito variazioni tra i due gruppi.

Il motivo per cui i grassi ω-6 possono promuovere dolore cronico è da ricondurre alla produzione di molecole dette ossilipine, che alimentano la sensazione di dolore (pro-nocicettive). Gli ω-3, invece, pur producendo molecole della stessa categoria, dimostrano effetti antinfiammatori e di spegnimento del dolore. Questo è in linea anche con la scoperta che gli ω-3 sono in grado di ridurre la frequenza di episodi di emicrania, come riportato in un precedente mio articolo (https://www.instagram.com/p/CQ59PiBjYIx/?utm_source=ig_web_copy_link).

Il team di ricerca ha anche riscontrato la presenza di accumuli di acido linoleico e arachidonico (ω-6) attorno ai gangli di nervi come il trigemino nei topi nutriti con diete ad alto contenuto di questi lipidi. Di conseguenza, la sintesi e la concentrazione focale di ossilipine viene facilitata. Quando è stato somministrato un inibitore della produzione di questi composti, l’ipersensibilità si annullava, confermando il loro coinvolgimento diretto nel meccanismo patologico.

In tutto questo, però, c’è una buona notizia: queste alterazioni neurologiche possono essere invertite passando a una dieta ricca di ω-3 (leggasi ad alto rapporto ω-3/ω-6). In effetti, gli stessi topi che seguivano il regime alimentare ad alto contenuto di ω-6 sono successivamente stati nutriti con una dieta opposta e i campioni istologici fotografavano una rapida remissione dell’ipersensibilità e delle scariche spontanee nervose. Ad avvalorare quanto sopra, gli stessi miglioramenti non si sono verificati passando a una dieta semplicemente a basso apporto di ω-6 (rapporto non ottimale ω-3/ω-6).

Questo imponente progetto di ricerca ci restituisce risultati molto preziosi e coerenti con quanto già noto nel regolare i consumi di ω-6 e ω-3 nel trattamento dietetico di diverse malattie infiammatorie e aggiunge promettenti applicazioni future.

[Fonte: “Elevated dietary ω-6 polyunsaturated fatty acids induce reversible peripheral nerve dysfunction that exacerbates comorbid pain conditions”, J.T. Boyd et al., Nature Metabolism, 17 giugno 2021; DOI: 10.1038/s42255-021-00410-x

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