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Studi scientifici e dove trovarli
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Chi mi segue sa che ogni volta che scrivo qualcosa su internet ci tengo a mostrare un link o un riferimento da cui traggo quello che pubblico. Ovviamente non si tratta di tradurre o copiare, ma di supportare le informazioni che diffondo con una inoppugnabile bibliografia. Questo comportamento non è una mia prerogativa, ma è il modus operandi della scrittura scientifica, che è molto rigorosa da questo punto di vista: ogni affermazione non va data per scontato, ma deve essere corredata da uno studio che ne certifichi l’appropriatezza.

Mi chiedevo se non fosse utile a coloro che non sono del mestiere ma che vorrebbero iniziare a esplorarlo da profani, o anche, perché no, a qualche studente, presentare per sommi capi cosa siano e come funzionino gli articoli scientifici. Visto il periodo socio-sanitario che viviamo, averne un’infarinatura può valerne la pena. Inoltre, per chi vorrà successivamente leggerne qualcuno, ho dedicato una sezione che spiega come e dove reperire gli studi che vi interesseranno o quelli del tema che starete approfondendo.

Cos’è uno studio scientifico?

Uno studio scientifico è nientemeno che un esperimento eseguito da un gruppo di ricercatori volto ad aggiungere un tassello in più al sapere attuale scientifico. Almeno nella sua versione più generale, perché in realtà ci sono diversi tipi di studi, ma per il momento ci limitiamo a prendere in considerazione quelli più semplici.

Il team di ricerca formula un’ipotesi su un certo fenomeno e costruisce un protocollo metodologico per poterla dimostrare. Alla fine, si traggono le conclusioni, basate sui risultati numerico-statistici, fondamentali per capire la magnitudine dell’esito dell’esperimento e che, in molti casi, sono opposti all’ipotesi e dunque la confutano. Se questi passaggi non vi ricordano niente, vi rinfresco la memoria io: si tratta banalmente del famoso metodo scientifico galileiano che abbiamo studiato alle elementari o alle medie.

Per confermare l’ipotesi, i ricercatori reclutano un campione formato da animali, umani, anche cellule, a seconda di diversi fattori e li sottopongono al protocollo che hanno stabilito per tale studio. Questo deve essere reso esplicito per poter essere eventualmente riprodotto dall’inizio alla fine da altre persone in qualsiasi altra parte del mondo. Questa è una proprietà fondamentale di uno studio scientifico (e del metodo scientifico), anche se in ambito sanitario sta subendo delle critiche perché esclude la possibilità di indagare le differenze individuali. Inoltre, tutto quello che viene dichiarato nello studio, deve essere supportato da altri studi precedenti, per attestarne la veridicità.

L’intero procedimento, l’ipotesi iniziale, i risultati vengono messi nero su bianco su un documento che viene poi proposto alle varie editorie di riviste (journal) scientifiche del settore, vengono valutati da una giuria di altri scienziati, e, se accettati perché condotti rigorosamente, senza errori metodologici, vengono pubblicati online e nelle singole testate.

Quali tipologie di studi scientifici esistono?

Nonostante esistano tanti altre categorie di studi, ho preferito indicarvi di seguito solo i più diffusi in ambito sanitario, per non dilungarmi eccessivamente.

  1. Studi epidemiologici: sono chiamati così perché indagano l’epidemiologia delle patologie, cioè la ricerca dei fattori che aumentano il rischio di una certa malattia e il loro peso su di essa. Per scoprirli, si effettuano ricerche che richiedono il reclutamento di un campione il più possibile vasto di soggetti e che si monitora nel tempo (anni), raccogliendo tutte le loro abitudini per stabilire chi sia esposto a un dato fattore e chi no o con minore intensità (per esempio il consumo di un alimento, lo sport, il fumo, lo stress ecc.). Sulla base di queste differenze, si calcola la probabilità di insorgenza di una specifica malattia nelle persone più esposte a un fattore rispetto a quelle meno esposte all’interno del campione. Il risultato è una percentuale più alta (il fattore è un rischio) o più bassa (il fattore è preventivo) di ammalarsi. Se quanto detto fin qui vale per studi “prospettici”, esistono però anche studi “retrospettivi”, in cui si reclutano persone già malate di una certa patologia per studiare se siano state esposte a un certo fattore di rischio (durante gli anni precedenti), confrontando se lo stesso fattore sia stato presente o meno nella vita di altri soggetti reclutati non malati.
  2. Studi di intervento: sono lavori in cui i ricercatori somministrano a una parte del campione reclutato uno specifico trattamento (farmaco, dieta, attività, stile di vita…) per un periodo di tempo più o meno esteso. Entrambe le variabili sono stabilite preventivamente dagli scienziati che conducono lo studio. Un’altra parte del campione rappresenta il cosiddetto “controllo”, imprescindibile per poter determinare l’efficacia dell’intervento, a cui viene solitamente consegnato un placebo (un finto trattamento) quando possibile o la terapia conosciuta più efficace. L’analisi statistica mostra se il protocollo ideato dai ricercatori sia risultato più valido nel migliorare una certa condizione patologica rispetto al gruppo di controllo. Questa è la tipologia usata anche per introdurre un nuovo farmaco alla popolazione.
  3. Revisioni e metanalisi: in questo caso uno o più ricercatori producono un riassunto delle evidenze scientifiche su un certo argomento, consultando l’intera letteratura disponibile fino a quel momento, e le espongono in un unico lavoro. Di fatto, una revisione non aggiunge nuove nozioni, ma le raccoglie insieme per facilitarne la comprensione e lo studio. Tuttavia, le metanalisi compiono un passo in avanti: oltre a riunire le evidenze già note sull’argomento, questo genere di studi effettua un’ulteriore analisi statistica, con un’operazione che, per farla semplice, assomiglia a una somma algebrica dei singoli risultati numerici delle ricerche ivi citate, ottenendo così una conclusione aggiornata e omnicomprensiva sul tema. Questo le pone gerarchicamente al di sopra di qualsiasi altro tipo di studio perché traduce in un unico numero tutti i precedenti studi epidemiologici o di intervento condotti. Sono dunque lo strumento più efficace e affidabile per validare o squalificare un intero filone di ricerca.

Cosa ci dice uno studio scientifico?

All’interno di uno studio scientifico troviamo una risposta all’ipotesi formulata dal gruppo di ricerca che ha condotto il lavoro. Questa può, come si diceva, essere validata o confutata sulla base dell’analisi statistica generata dal campione e dai dati che ne derivano. È così che si costruiscono le famose “evidenze” scientifiche, traduzione inesatta dall’inglese “evidence”, la cui corrispondenza migliore in italiano sarebbe “prova”. Infatti, ogni studio permette di aumentare il grado di conoscenza, di consapevolezza e di approfondimento relativamente a un certo argomento, anche se di nicchia e altamente specifico. Una regola da cui uno studio non può prescindere è che deve essere diverso da tutti gli altri esistenti in letteratura, quantomeno per un dettaglio che possa fare comunque la differenza, per esempio la popolazione su cui viene svolto (per etnia, regione geografica, specie animale, caratteristiche anagrafiche o di genere…) o un parametro sotto osservazione.

Oltre a perfezionare le informazioni della materia in questione, l’esito di ogni studio può fornire le basi e il motivo per un successivo studio, ad opera degli stessi ricercatori o di altri team sparsi per il mondo. Possiamo pensare al sapere scientifico come a tante scale infinite, una per ciascun filone di ricerca, dove ogni piolo rappresenta uno studio effettuato.

In qualsiasi caso, è bene ricordare che le risposte prodotte da uno studio scientifico sono da considerarsi valide per il campione di riferimento (e dunque la popolazione che rappresenta, tenendo però conto dei criteri di inclusione scelti) e secondo le condizioni dettate dal protocollo portato avanti dagli sperimentatori.

Cosa non ci dice uno studio scientifico?

Per contro, non dobbiamo pensare che uno studio sia oro colato e inappuntabile. Intanto, per quanto controllati da giurie qualificate prima di essere pubblicati sulle migliori riviste, possono ugualmente presentare alcuni errori metodologici, che, talvolta in buona fede, condizionano in positivo o in negativo il risultato finale. Ammettendo che lo studio sia perfetto a livello di conduzione, bisogna anche essere al corrente del fatto che l’analisi statistica non fornisce mai un risultato certo al 100%, ma, quasi sempre, vero al 95%. Perché questo minimo ma esistente grado di incertezza? Questo lo si deve alla casualità irremovibile dei fenomeni naturali, nel senso che è impossibile escludere la possibilità che l’esito dello studio non dipenda effettivamente dall’ipotesi iniziale, ma che sia effetto puramente del caso. Per fare un esempio più concreto, da uno studio si potrebbe concludere, dopo un’accurata analisi statistica, che chi consuma più cioccolato sia più felice, ma, pur essendo stato condotto magistralmente uno studio epidemiologico come questo, in realtà questo è solamente una coincidenza.

Proprio a questo servono le metanalisi, per assottigliare questi rischi probabilistici.

Del resto, se uno studio è osservazionale come quello inventato sopra, il risultato che si ottiene è sempre un’associazione statistica e non certo un nesso causa-effetto, per cui gli studi epidemiologici sono ancora più sensibili a tali “errori” (ma sono indispensabili per la ricerca).

Per ultimo, un aspetto fondamentale da non dimenticare mai è che non basta uno studio per appurare un fenomeno complesso. Uno studio non fa primavera, anche se è stato ben realizzato. Non solo per quanto detto fin qui, ma soprattutto perché servono diverse “evidenze” prima di stabilire una causalità, ovverosia servono diversi tipi di studi, secondo la gerarchia, semplificata, studi epidemiologici → studi di intervento → metanalisi. È giusto però sottolineare che ogni studio abbia la sua utilità, anche quelli che vanno controcorrente (se non falsati, si intende), perché la Scienza, quella autentica, dovrebbe sempre vivere di dubbi, che stanno alla base del progresso e della ricerca della verità.

Dove trovare gli studi scientifici?

Se sei arrivato fin qui e non sai dove cercare gli articoli scientifici di tuo interesse, devi solo proseguire con la lettura.

Premetto innanzitutto che gli studi sono scritti nella lingua odierna della scienza, cioè l’inglese. Solo in rarissime eccezioni vengono pubblicate ricerche in altre lingue, ma questo le esclude inevitabilmente da una prospettiva internazionale e infatti sono pubblicate da editori locali, sicuramente meno autorevoli delle massime testate del settore. Per cui, se non sai l’inglese, diventa complicato approcciarti al mondo accademico. Un espediente che puoi considerare è utilizzare la funzione di traduzione di Google o di Microsoft Word. Non sarà una trasposizione perfetta, ma è un buon compromesso in attesa di imparare l’idioma anglosassone.

Il primo metodo per reperire studi scientifici è quello di visitare i siti delle singole riviste. Ognuna di esse è specializzata in una propria nicchia, anche se altre sono più generaliste o si suddividono in “sottoriviste” di categoria. Fra le più rinomate si annoverano Nature, The Lancet, Cochrane Library, ma ne esistono centinaia. In campo nutrizionale, vi cito Nutrients e The American Journal of Clinical Nutrition, ma anche qui se ne contano svariate decine.

Un secondo metodo consiste nel cercare nei motori di ricerca appositi, come Google Scholar, Pubmed, Scopus o Microsoft Academic, che listano studi pubblicati su pressoché ogni rivista possibile e immaginabile. Funzionano come qualsiasi altro motore di ricerca: si inseriscono le parole chiave che si desiderano o altri elementi utili per una ricerca avanzata.

Se invece non si ha il tempo o la voglia di leggere un intero studio, si possono leggere le sintesi riportate dai giornalisti che lavorano per i siti che aggiornano sulle ricerche più recenti. Uno dei più noti è ScienceDaily, diviso per materie di interesse, ma vi suggerisco anche MedicalXpress e EurekAlert, che sono altrettanto validi. Ovviamente, anche questi sono in inglese.

È possibile che con questi metodi ci si imbatta in studi non disponibili per la lettura o il download. Infatti, la scienza non è ancora accessibile a tutti e talvolta costa pure parecchi soldi. Ci sono dei modi per ovviare a questo, anche se non sono infallibili.

Lo studio che si vuole ottenere si può, per esempio richiedere direttamente agli autori in una piattaforma specializzata chiamata ResearchGate. Se non siete scienziati o studiosi, difficilmente vi verrà concessa una copia gratuita, ma se volete potete tentare. Un altro modo è verificare se lo studio cercato si trovi nella sua versione prestampa (per cui non ancora corretto) sui siti medXRiv e bioXRiv. Se siete studenti universitari, potete invece sfruttare le convenzioni del vostro ateneo con alcune riviste e, accedendo tramite Shibboleth o OpenAthens, ottenere il libero accesso a tutte le pubblicazioni di uno specifico editore. Purtroppo, non tutte le università dispongono di questo tipo di servizio.

Infine, vi segnalo un portale poco conosciuto chiamato Nilde: si tratta di un sistema di interscambio tra biblioteche che permette agli utenti di richiedere e ottenere in tempi rapidi (in giornata) l’articolo scientifico richiesto. Per usufruire di tale servizio bisogna iscriversi indicando la biblioteca che si frequenta regolarmente se questa ha aderito al sistema Nilde. Dopodiché, se lo studio che si desidera è presente nel database del network delle biblioteche aderenti, vi verrà inviato tramite e-mail. Questo è in assoluto il metodo migliore e più efficiente al quale potrete rivolgervi.

Conclusioni

Come in uno studio, anch’io termino con le conclusioni. Spero di averti aiutato a dirimere qualche dubbio su questo mondo non sempre alla portata di tutti, come invece dovrebbe essere. Ora, puoi iniziare a esplorarlo con gli strumenti che ti ho dato, approfondendo tutti gli argomenti che vorrai.

Qui sul mio blog troverai sempre una serie di articoli divulgativi tratti proprio dalle più recenti pubblicazioni in tema di nutrizione, prevenzione e stili di vita.

Buono studio!

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