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Le proprietà segrete dei funghi
  • Categoria dell'articolo:Fibre / Funghi
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Pressoché tutte le malattie croniche più diffuse oggi possono derivare da una base infiammatoria presente nel nostro organismo, spesso in maniera latente. Una risposta anomala da parte del nostro sistema immunitario, che secerne in questo modo molecole pro-infiammatorie denominate citochine, porta inesorabilmente a creare questa situazione pericolosa, da ricercarsi a monte quasi sempre in stili di vita inadeguati. Un esempio della natura infiammatoria di alcune malattie è proprio la COVID-19, immediatamente riconosciuta come in grado di scatenare una “tempesta di citochine” e la cui sintomatologia è in forte dipendenza dallo stato infiammatorio di ogni individuo. L’interesse per sostanze immunomodulatorie, pertanto, è aumentato notevolmente negli ultimi anni e oggi vi illustro le proprietà specifiche di un tipo di fibra presente in molti funghi, ma di cui si parla più spesso in relazione a cereali come orzo e avena: i β-glucani. È infatti da poco stata pubblicata una revisione sull’argomento.

In generale, tutte le fibre possiedono strutture complicate formate da mattoncini di zuccheri (monosaccaridi) legati fra di loro a formare lunghe catene. La disposizione delle molecole, le eventuali ramificazioni dalla catena principale e il tipo di zucchero incorporato creano così un numero enorme di categorie di fibra diversi e, talvolta, all’interno di una stessa categoria, le proprietà intrinseche possono cambiare a seconda dei legami coinvolti tra gli zuccheri. È il caso dei β-glucani, che in questo modo si differenziano tra quelli contenuti nei cereali, nelle alghe o nei funghi. Per questo, le proprietà immunomodulatorie sono riscontrabili nei β-glucani fungini e non in quelli dei cereali, che invece posseggono proprietà ipocolesterolemizzanti e antiossidanti. Certamente, tra i funghi più studiati per tali benefici annoveriamo lo shiitake (Lentinula edodes), il fungo ostrica od orecchione (Pleurotus ostreatus), il reishi (Ganoderma lucidum), la criniera di leone (Hericium erinaceus) e, dal momento che anche i lieviti appartengono al Regno dei funghi, il comune Saccharomyces cerevisiae, nient’altro che il lievito di birra.

Queste fibre, come generalmente tutti gli immunostimolanti, agiscono potenziando la risposta immunitaria innata, ovverosia la nostra prima difesa aspecifica contro agenti patogeni o estranei. Raggiunto l’ambiente intestinale, i β-glucani vengono captati da alcune cellule che promuovono, grazie al loro riconoscimento, una serie di effetti sul sistema immunitario (ricordo che l’intestino è la sede di un enorme complesso immunitario, detto GALT, tessuto linfoide associato all’intestino). Diversi studi hanno dimostrato una aumentata attività di cellule fagocitarie e una maggiore resistenza a infezioni del tratto respiratorio nei campioni trattati con β-glucani rispetto ai gruppi che avevano ricevuto un placebo. Altre ricerche indicano una riduzione di marcatori infiammatori e un incremento di citochine antinfiammatorie nella circolazione su modelli animali. Un ulteriore studio ha valutato la capacità di ridurre la frequenza di infezioni del tratto respiratorio in atleti che conducevano allenamenti ad alta intensità e i risultati sono stati convincenti.

L’azione di questi funghi viene sfruttata in Asia da tempo anche come trattamento coadiuvante in malattie come tumori o epatiti, somministrati per via intravenosa. I β-glucani dello shiitake sono ben tollerati per esempio dai pazienti sotto trattamento chemioterapico e alcuni studi evidenziano l’effetto sinergico del loro utilizzo. Gli effetti di questi funghi sono però noti da secoli alla medicina tradizionale cinese, che li utilizzava già come integrazione dietetica per curare svariate patologie, comprese quelle virali.

Considerando che i funghi contengono poi altre molecole preziose e che il loro consumo è stato di recente associato a una netta riduzione del rischio di contrarre il cancro (https://doi.org/10.1093/advances/nmab015), non è affatto una cattiva idea iniziare a introdurli più frequentemente nel nostro regime alimentare, anche se risulta ancora piuttosto difficile in Europa reperire questi funghi orientali, ma anche le altre specie più comuni contengono β-glucani, seppur in misura variabile. Naturalmente, gli studi presentati qui riguardano concentrazioni farmacologiche e non riconducibili a una normale assunzione dietetica, tuttavia la letteratura scientifica è concorde nei risultati trovati anche negli studi che utilizzassero concentrazioni inferiori.

Fonte: [“Immunomodulating Effects of Fungal Beta-Glucans: From Traditional Use to Medicine”, Van Steenwijk H.P. et al., Nutrients, 17 aprile 2021; DOI: https://doi.org/10.3390/nu13041333]

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