Al momento stai visualizzando Cinque porzioni di frutta e verdura per la salute mentale
Cinque porzioni di frutta e verdura per la salute mentale

Vi pubblico sul blog uno dei miei primissimi articoli già caricati sui miei social qualche tempo fa così come lo avevo scritto, tanto i riferimenti non sono cambiati.

Come mio primo articolo su questa piattaforma voglio proprio esordire con uno studio che racchiude due grandi temi che certamente mi capiterà di affrontare spesso, l’uno per ragioni professionali (la nutrizione), l’altro per motivi di interesse personale, nonché di estrema attualità (la salute mentale). Così, per oggi ho selezionato questa pubblicazione della settimana scorsa il cui intento è stato di valutare l’esistenza di una correlazione tra il consumo di frutta e verdura e il rischio di depressione in soggetti adulti. Non sarebbe un’associazione del tutto nuova, a dir la verità, in quanto già altri studi hanno indagato la stessa relazione in modo simile, ma non su soggetti studiati nel corso di diversi anni; questa ricerca australiana ha pertanto utilizzato un database di persone reclutate in un’altra coorte (ossia un gruppo piuttosto folto di persone reclutate per uno studio scientifico di lunga durata) precedentemente monitorata per 12 anni che avessero completato tutti e due i follow-up previsti (cioè la raccolta delle informazioni cliniche un certo periodo di tempo dopo l’arruolamento e le analisi iniziali) per un totale di 4105 soggetti. La valutazione dei sintomi depressivi è stata effettuata attraverso una scala di punteggi ufficiale formulata sulla base di alcune domande specifiche, mentre il consumo di frutta e verdura è stato ottenuto grazie a un questionario alimentare nel quale i partecipanti avrebbero dovuto indicare il numero di porzioni consumate nell’arco dell’ultimo anno.

I risultati dello studio indicano un’associazione effettiva ma non lineare: chi assume un quantitativo totale di frutta e verdura circa di tre etti e più al giorno rispetto a chi ne assume meno di due etti e mezzo presenta un rischio statisticamente significativo di mostrare sintomi depressivi del 20% in meno, ma per consumi superiori non si osserva alcun aumento dei benefici (nessuna significatività). Anche i consumi di verdura correlano con una diminuzione del rischio (-18%), ma con consumi non più alti dell’etto e mezzo al giorno (rispetto a chi ne consuma circa un etto o meno, gli altri risultati non sono statisticamente significativi). Nello specifico, a pesare di più su questi effetti sembrano essere le verdure a foglia verde e quelle di color giallo/arancione/rosso (con un abbassamento del rischio di oltre il 30% per consumi quotidiani almeno di >20 g e >65 g rispettivamente). Inoltre, la varietà di verdura consumata sembra ancora più importante del singolo ortaggio, con probabilità di depressione inferiori di oltre il 40% in chi sceglie almeno quattro diverse verdure al giorno rispetto a chi ne sceglie non più di tre.

Insomma, cosa traiamo da questo articolo? I dati confermano un’associazione positiva tra l’assunzione di frutta e verdura e un minor rischio di presentare sintomi di natura depressiva a 12 anni di distanza. Dicevamo però che, da quanto viene osservato nello studio, consumi molto alti di vegetali (sopra i 400 g, per cui approssimativamente oltre le cinque porzioni standard) non determinano ulteriori benefici. Questa, tutto sommato, non è una grande sorpresa: un altro recente imponente studio statunitense (su oltre 100000 persone, https://doi.org/10.1161/CIRCULATIONAHA.120.048996) ha riconfermato, infatti, che cinque sono proprio le porzioni corrette giornaliere di frutta e verdura per allungare la vita, mentre consumarne di più non garantisce effetti migliori sulla salute generale. Il fatto che per alti consumi di frutta e verdura non ci siano benefici superiori (per la depressione e tutto il resto) ovviamente non significa dover iniziare a pesare questi alimenti, né fare attenzione a quanti ne consumiamo; banalmente, significa che è inutile esasperarne il consumo per stare meglio o pensando di assicurarsi una prevenzione maggiore.

I risultati che ci giungono da questa ricerca non vanno interpretati pensando certamente che il basso consumo di questa categoria alimentare sia una concausa della depressione, ma si evince il ragionamento opposto: chi è depresso è più probabile che abbia una scarsa abitudine a mangiare frutta e verdura, che non è la stessa cosa. Del resto, e lo dico fin da oggi, una correlazione in uno studio di questo genere non corrisponde direttamente e necessariamente a causalità, anche se la compresenza di ormai molti studi in letteratura su quest’argomento dai risultati comparabili ci suggerisce un’alta probabilità di autenticità in questa relazione. Il motivo per cui frutta e verdura possono diminuire il rischio di depressione probabilmente si deve al fatto che questi soggetti hanno basse concentrazioni di nutrienti essenziali come caroteni, vitamina C, E e D, fibre e folati (di cui sono ricchi questi alimenti, eccetto che per la vitamina D) e, per di più, presentano un alto livello di stress ossidativo, che i nitrati delle verdure a foglia verde e i carotenoidi degli ortaggi giallo-rossi potrebbero combattere. Ricordo, a questo proposito, che la depressione è una malattia psichiatrica con una eziopatogenesi ancora non chiara ma sicuramente imputabile a disordini neuroendocrini e cellulari, perciò è del tutto normale che anche l’alimentazione possa alleviarne i sintomi, oltre che una terapia medica.

[Fonte: “Association of habitual intake of fruits and vegetables with depressive symptoms: the AusDiab study”, Radavelli-Bagatini S. et al., European Journal of Nutrition, 29 marzo 2021; DOI: https://doi.org/10.1007/s00394-021-02532-0]

Lascia un commento