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Alimenti processati, rene e leaky gut

E ci risiamo. Sotto processo ancora una volta sono gli alimenti processati e questa volta un articolo di fine marzo ha dimostrato la capacità su topi di provocare una maggiore permeabilità intestinale (“leaky gut”, in gergo tecnico), che si traduce in aumento della risposta immunitaria e nell’innesco di un’infiammazione sistemica.

I ricercatori puntano il dito sulla formazione di AGE (composti tossici che ho nominato anche nel video su zuccheri e declino cognitivo) all’interno degli alimenti industriali in seguito ai trattamenti ad alte temperature necessari per il processamento degli stessi. I dati hanno mostrato che, nel siero dei topi che seguivano una dieta processata, alcune molecole coinvolte nella risposta immunitaria e infiammatoria fossero più concentrate e che la somministrazione sperimentale di un farmaco che inibisse la via metabolica degli AGE nell’organismo le riducesse, così come avveniva per lo stato infiammatorio generale, verificando che gli AGE fossero i responsabili diretti di questa risposta anomala. In questo modo, inoltre, si assisteva alla perdita di integrità della barriera intestinale, permettendo l’ingresso nel sangue di elementi infiammatori di origine batterica (microbiota).

Ma non finisce qui, perché è stato osservato un deterioramento delle funzioni renali e un aumento in questa sede dello stress ossidativo, poi invertiti dalla somministrazione del farmaco suddetto. La “leaky gut” è dunque il motore di possibili complicanze microvascolari (cioè danno a piccoli vasi e capillari).

Quando altri topi sono stati alimentati con dieta processata e contemporaneamente ricca di amido resistente (un tipo di fibra), il risultato è stato prevenire la maggiore permeabilità intestinale, limitare i danni a livello renale, regolando il microbiota e migliorando lo stato infiammatorio generale.

Ricordando che questo è uno studio su topi e su mangimi murini, l’impatto di questa ricerca rimane notevole. Le cotture alle alte temperature (anche domestiche) espongono sempre a prodotti di reazione non innocui e l’industria alimentare ne fa largo impiego. La soluzione è sempre quella di scegliere più spesso cibi freschi e consumare più fibra!

[Fonte: https://doi.org/10.1126/sciadv.abe4841]

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